VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA

La Villa è il centro di un importante latifondo, con funzione amministrativa, residenziale e di rappresentanza. I suoi oltre 3000 metri quadri di mosaico rispondono ad un preciso programma sia di rappresentanza, sia indicativo della cultura del padrone di casa. L’identificazione del proprietario della Villa non è, ad oggi, certa; secondo i più recenti studi, è attribuita ad un alto esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un Praefectus Urbi (un responsabile dell’ordine pubblico della città di Roma).

DESCRIZIONE

La residenza tardo antica è costruita su diversi livelli e suddivisa in quattro grandi aree:

1. Ricevimento ufficiale;
2. Amministrazione, sale da banchetto non ufficiali, aule di culto;
3. Unità abitative con locali di servizio collegati;
4. Aree di passaggio e di servizio.

L’alto profilo del suo committente viene celebrato, in modo eloquente, attraverso un programma iconografico, stilisticamente influenzato dall’arte dei mosaicisti africani che sono stati chiamati a realizzarlo e che si dispiega, con ricchezza compositiva, in una moltitudine di ambienti a carattere pubblico e privato. L’attuale impianto, la cui edificazione è riferibile alla prima metà del IV secolo d.C., con ampliamenti dopo il terremoto del 361-363, sorge al di sopra di una precedente villa, datata tra la fine del I secolo ed il III secolo d.C.

Nel corso del V e VI sec. d.C. le strutture della Villa si adattarono a finalità difensive in un preciso programma di fortificazione rilevato, durante le campagne di scavo, dall’ispessimento in più parti dei muri perimetrali e dalla chiusura delle arcate superstiti dell’acquedotto collegato alle terme. Si determinò, così, un iniziale processo di abbandono e di trasformazioni funzionali delle stanze che vennero rioccupate, nei secoli successivi, da nuove strutture abitative sovrapposte allo strato di distruzione dei muri preesistenti o al di fuori del perimetro dell’edificio tardo imperiale. Il successivo insediamento medievale, durante la dominazione islamica, prese il nome di ”Palàtia”, Blàtea o Iblâtasah, così definito da Ibn Idrisi, geografo arabo del XII sec., fino ad assumere la denominazione di Plàtia.

L’abitato, da considerare tra i più estesi e articolati della Sicilia centro-meridionale, fu distrutto nel 1161, durante il Regno di Guglielmo I. Nel 1163, venne fondata una nuova città fortificata, nell’attuale sede di Piazza Armerina, popolata da coloni Lombardi giunti in Sicilia a seguito dei Normanni. La persistenza di realtà insediative nella zona appartenente al sito, in cui sorgeva la Villa romana, fu rilevata, ancora, nel XV secolo, con la presenza di un piccolo gruppo di case, conosciute con il nome di Antico Casale dei Saraceni, da cui ha tratto il nome.

IL RACCONTO